Equo appunti per la formazione

Cotone, incendi e salari dei lavoratori del tessile in Bangladesh

In questi giorni Marcella si trova in Bangladesh per confrontarsi con uno dei nostri partner nella produzione di t-shirt , Aarong,  sull’impennato del prezzo del cotone e monitorare il progetto sanitario che abbiamo attivato insieme ad altre ONG in una manifattura di Dacca. Marcella ci scrive che la situazione nelle fabbriche tessili è molto delicata: alle recenti lotte sindacali per l’aumento dei salari si aggiungono i numerosi incidenti dovuti alle precarie condizioni di sicurezza. L’ultimo è avvenuto proprio in questi giorni: 26 lavoratori morti e un centinaio di feriti nell’ennesimo incendio che ha devastato una fabbrica di Narsinghapur che, come spiega la Campagna Abitit Puliti, “produceva per grandi buyer internazionali come Gap e Wrangler (VF Corporation), così come per il marchio BF Fashion d Hong Kong. Essa appartiene al noto gruppo Ha-meem, uno dei più grandi produttori del paese, con una storia poco edificante da punto di vista dei diritti. L’azienda è nota per l’utilizzo di subappalti non autorizzati, che induce a pensare che diversi committenti ignorino di avere parte della loro produzione in questa fabbrica“.Numerosi testimoni segnalano che le uscite di emergenza erano chiuse e che gli operai non erano stati addestrati all’uso degli estintori. Anche per quanto riguarda il costo dei salari c’è ancora molto fermento: il primo novemnre è entrato in vigore il nuovo salario minimo che passa dall’equivalente di 18 € mensili a 34 € (al cambio odierno), mentre in realtà chiedevano di arrivare fino a 56 € (e ricordiamo che l’ultima revisione salariale  in Bangladesh era stata nel 2006). I lavoratori avevano infatti chiesto di arrivare almeno a TK5, 000 al mese, anche se l’Asia Floor Wage Campaign ha calcolato come TK10, 000 al mese il salario minimo di susssitenza.
Queste cifre, incredibili in quanto a miseria, anche in un contesto sociale in cui il costo della vita è molto più ridotto che nel nostro paese, danno la misura della problematica sociale che si porta appresso il semplice gesto di indossare una maglietta o una felpa.