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Dall’assemblea Ifat Europe: un marchio unico per i prodotti del Commercio equo?

Dal 25 al 27 settembre si è svolta a Roma la seconda assemblea di IFAT Europe la branca europea di IFAT (Internacional Federation of Alternative Trade) l’organizzazione internazionale che riunisce molte delle organizzazioni di commercio equo del mondo, sia di produttori che di importatori. L’assemblea è stata organizzata da AGICES, (Assemblea Generale Italiana del Commercio Equo e Solidale) organismo che riunisce la maggior parte delle organizzazioni italiane di commercio equo (www.agices.org ) ed ha visto la partecipazione di 45 organizzazioni da Italia, Spagna, Francia, Belgio, Olanda, Germania, Svizzera, Austria, Gran Bretagna, Danimarca, Svezia e Ungheria, oltre a due rappresentanze di organizzazioni di produttori da Palestina e Kenya. I temi principali sui quali ci si è confrontati sono stati principalmente due:

– Lo SFTMS (Sustainable Fair Trade Management System)

– I criteri internazionali per le Botteghe del Mondo

Lo SFTMS è un sistema di norme finalizzato a fornire tutti i prodotti equosolidali (alimentari, artigianali, di manifattura) di un marchio garantito da IFAT. In tal modo, si ritiene, il prodotto equosolidale sarebbe al contempo garantito e più visibile sul mercato. Il percorso per la creazione di un marchio IFAT e del sistema per gestirlo è iniziato da tempo, ma ha subito un’accelerazione nell’ultimo anno, in seguito alla pressione dei principali soci asiatici di IFAT, riuniti nell’AFTF (Asia Fair Trade Forum ), che a seguito dell’empasse in cui versa il mercato dell’artigianato equosolidale stanno cercando strade alternative alle Botteghe del Mondo, sia in collaborazione con le organizzazioni di importazioni europee e statunitensi sia, chi ne ha la capacità, autonomamente.

Il documento redatto, se condivisibile nelle finalità (trovare ulteriori sbocchi commerciali a favore dei produttori equosolidali) a detta della maggior parte delle organizzazioni presenti denunciava diverse carenze, in gran parte dovute ad una redazione affretata e ad una carenza di approfondimento. Si è ritenuto come alcuni passaggi tendessero ad indebolire l’identità del commercio equo, rischiando di diluirne l’essenza imbarcando soggetti e valori eccessivamente sbilanciati verso il mercato tout court. Questioni quali la riduzione dei criteri da rispettare e l’apertura indifferenziata a qualsiasi soggetto, anche se non espressamente organizzazione di commercio equo hanno dato luogo ad una serie di risoluzioni che fondamentalmente chiedono di rivedere l’impianto dello SFTMS e di lavorare ad un approfondimento di diverse tematiche.

Rispetto ai criteri internazionali per le Botteghe del Mondo, si è trattato dell’avvio di un percorso che vorrebbe generare dei criteri unici a livello mondiale per i punti vendita che intendono definirsi Botteghe del Mondo, in qualsiasi continente. Sebbene, infatti, le Botteghe del Mondo siano un fenomeno emerso e sviluppatosi nei paesi occidentali, capita sempre più di frequente che organismi di commercio equo o di solidarietà riescano ad aprire i propri punti vendita equosolidali attraverso i quali vendere direttamente i loro prodotti e sensibilizzare i consumatori. Il dibattito è partito dalle norme esistenti da lungo periodo nei vari paesi europei, stilate dalle Organizzazioni delle Botteghe del Mondo dei vari stati (in Italia Assobotteghe ; a livello europeo NEWS ma nella consapevolezza che queste potranno essere solo la base attraverso la quale generare alcuni criteri comuni, che andranno poi declinati nelle varie realtà locali a seconda delle realtà socio-economiche, politiche ed organizzative.